Descrizione
La conformazione geografica della Liguria crea un particolare rapporto naturale tra la montagna e il mare. Quanto ai liguri, qualcuno li ha definiti “contadini vista mare”. Petrucci ne ha parlato come di «gente di mare che viveva in terra, sognando il mare. Un mare visto come lavoro, avventura, gioco, o la deità che fa ricca la poesia di Edoardo Firpo». Pochi i racconti che si aprono su vasti scenari marini. Ma ne emergono personaggi indimenticabili, come quel 12 Liguria fantasiosa Baciccin che esce dai flutti «da capo a piedi verdeggiante d’alghe, e dalle tasche e dagli strappi del vestito gli guizzano fuori pescetti e granchio lini»; o Fanta-Ghirò, la fiera ammiraglia che guida gli sciabecchi da guerra del padre, decisa a riconquistare la flotta catturata dal sovrano d’Oriente; o ancora il figlioccio del re d’Inghilterra, che salpa sul curioso bastimento a tre piani, «con il suo strano carico ed un anziano barbuto per tutto equipaggio», sotto gli occhi di nobili e popolani affollati sul molo.
A sfatare il luogo comune che la gente di Liguria sia preminentemente parca, operosa, concreta, positiva, riservata (se non scarsa mente comunicativa), tenace (se non ostinata), ad attestare che è anche fantasiosa e sognatrice ecco una manciata di fiabe della narrativa popolare, scelte e riscritte, con l’abituale freschezza narrativa, da Tersilla Gatto Chanu, sempre sensibile e attenta a cogliere le sfumature delle tradizioni regionali. Come in una lunghissima veglia, l’autrice ripropone i racconti fantastici tramandati oralmente per secoli di generazione in genera zione, in una terra caratterizzata dalla presenza dei monti che si levano quasi a ridosso del mare. I temi dell’immaginario universale vi si sono radicati, impregnandosi dell’atmosfera locale, che si rivela in un particolare, in uno scorcio paesistico, talora in un toponimo. Storie di fortuna e di avventura, racconti di incantesimi e metamorfosi arcane attestano un bisogno di evasione fantastica, un gusto della “meraviglia”, che prevale talora sul pur presente intento moralistico. Perché la fiaba tramandava un tempo insegnamenti e valori: un sapere antico riconosciuto dalla comunità, che rischia, se non raccolto, di andare irrimediabilmente perduto.
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