La parte a monte della zona di Santa Brigida è sconosciuta alla maggior parte dei genovesi che raramente decidono di abbandonare la retta via Balbi per inerpicarsi verso le colline. E non sanno cosa perdono. Perché l’antico archivolto dedicato alla Santa introduce in un dedalo di vicoli carichi di storia e misteri. È uno spazio cui si è dedicato con tanto amore, in tempi recenti, lo storico dell’arte Roberto Balestrino che ha scritto:“Una serie di antiche creuze che si ramificano, si intersecano, si ricollegano fino a confluire nelle arterie più frequentate che costituiscono i limiti stessi della zona in questione: via Balbi, in basso, e corso Dogali, in alto. L’aspetto attuale è il risultato dell’attività edilizia che s’era sviluppata nel corso dell’Ottocento, quando si definirono anche le creuze di salita Famagosta, salita Balaclava, salita Montebello, via Montegalletto, nate tutte da un unico e articolato sentiero che un tempo aveva un nome solo: Santa Brigida”. Dalla turbolenta collina di Sarzano, teatro di scontri tra fazioni rivali, un gruppo di monache agostiniane arrivò in questa zona e acquistò il terreno che serviva loro per costruirvi la chiesa. Era il 24 di marzo del 1403, quando l’arcivescovo di Genova, Pileo de Marinis, benedisse e pose la prima pietra del monastero di Santa Brigida. Questo nuovo complesso aveva una particolarità davvero innovativa: prevedeva che vi dovessero operare insieme, ma tenuti ben separati, sia frati che monache, entrambi di clausura. E poiché dovevano muoversi negli spazi del monastero senza incontrarsi e senza essere visti dall’esterno, furono creati dei passaggi labirintici che diverranno le future creuze, oggi percorribili da tutti in questa magnifica parte della città. Scrive ancora Balestrino: “Dovevano trascorrere due secoli prima che l’apertura di via Balbi separasse questo enorme complesso monastico dalla via Prè, sempre affollata e congestionata dal traffico di allora, fatto di persone, animali da soma e carriaggi più o meno ingombranti, dal carretto a mano, alla seggetta in cui le signore si facevano trasportare, sino ai carri trainati da muli, stracarichi di merce e di materiali”. Non solo: nel 1600 intervenne il papa in persona per far cessare il grave scandalo del monastero misto e, nel 1606, le suore brigidine dovettero mandare via, a malincuore, i poveri fraticelli. Le monache, rimaste sole in uno spazio tanto grande trattarono con la famiglia Balbi la cessione del terreno necessario alla realizzazione della loro strada gentilizia. Ma tempi ancora peggiori dovevano arrivare. Anche Genova fu investita dal vento della Rivoluzione francese. Alla fine del secolo XVIII, vennero soppressi molti ordini religiosi e confiscate le loro proprietà. Il convento di Santa Brigida si svuotò per lasciare spazio alle speculazioni edilizie della nascente borghesia imprenditoriale. La grande e magnifica chiesa divenne dapprima l’officina di un fabbro, poi una filanda. I grandi spazi dei dormitori sono stati trasformati nel tempo in case d’abitazione privata. Dove era la grande chiesa delle brigidine, ora sorgono tre edifici noti nella zona come “palazzi Dufour”, dal cognome del loro proprietario ottocentesco. Di essa rimane ben poco: una colonna, una finestra, un muro, la traccia di un affresco sotto un arcata, disperso nel dedalo della nuove creuze.
Santa Brigida (1303-1373), cui è stato dedicato un quartiere così importante e bello di Genova, apparteneva alla famiglia reale svedese. Sposa giovanissima era madre di ben otto figli. Nel 1341, andò in pellegrinaggio a Santiago di Compostela insieme al marito. Tre anni dopo rimase vedova, divise i suoi beni tra i figli e tenne per se soltanto i soldi necessari ad affrontare il pellegrinaggio verso Roma. È durante questa spedizione, fatta a piedi o a dorso di mulo, che Brigida arrivò a Genova. Venne ospitata presso l’abbazia di San Gerolamo di Quarto, ove si conserva ancora il Crocifisso davanti al quale si raccolse in preghiera.
Pare che, a Genova, Brigida abbia fatto una profezia poco rassicurante. Guardando la città dall’alto delle colline, avrebbe detto che di quello splendore ben presto sarebbero rimaste solo le rovine. Una profezia che di certo s’è avverata per quanto riguarda la sua chiesa genovese. Brigida fu proclamata Santa nel 1371, otto anni appena dopo la sua morte e divenne subito patrona di Svezia. Giovanni Paolo II l’ha proclamata compatrona d’Europa insieme a Santa Caterina da Siena e a Santa Teresa Benedetta della Croce.