Tornati ad Isola del Cantone si prosegue ora sulla strada per Vobbia: superata la località Vobbietta dopo circa due chilometri, sulla sinistra parte un sentiero che si inerpica nel bosco e conduce in mezz’ora di cammino al castello della Pietra. Il percorso si svolge per la prima parte in un bosco fitto di vegetazione che esclude la vista del castello, ma quando gli alberi si diradano ecco apparire la singolare figura del maniero arroccato tra due enormi speroni di roccia, dando l’impressione che la pietra ed il castello siano un tutt’uno. Il paesaggio circostante, affascinante e suggestivo, ma anche selvaggio e impervio, denota quanto l’edificio fosse inespugnabile e sicuro. La costruzione risale all’XI secolo, quando l’intera zona era sotto il dominio dei Vescovi di Tortona; nel XIV secolo il castello passò agli Spinola, che ottennero dall’imperatore Enrico VII i feudi delle valli Vobbia, Scrivia e Borbera. Passò poi alla famiglia Adorno. Nell’ottobre 1797, a seguito del trattato di Campoformio, i feudi imperiali confluirono nella neonata Repubblica Ligure Democratica. Il castello della Pietra, disarmato dei suoi cannoni di bronzo, fu dato alle fiamme dalle truppe francesi in ritirata. Era ormai ridotto a rudere quando nei primi anni Ottanta del secolo scorso, grazie all’interessamento del “Centro di studi storici per l’Alta Valle Scrivia” e allo stanziamento dei fondi della Provincia di Genova, subì un radicale restauro che lo riportò all’antico splendore. Oggi è aperto al pubblico e visitabile. La costruzione si sviluppa su due corpi sovrapposti stretti alla sommità fra i due spuntoni di roccia che si elevano per circa duecento metri dal fondovalle: l’ingresso è situato nella parte bassa, dove erano situati i magazzini; nella parte superiore, raggiungibile con una moderna scala inserita nello spazio interno, vi è un grande salone, privato purtroppo dell’originale soffitto a volta che è andato quasi completamente perduto a causa degli incendi e dei crolli. Si sono salvati uno dei capitelli che lo abbellivano e alcune mensole in pietra e mattoni. Sul lato destro del salone si aprono gli accessi al torrione orientale, mentre dalla sinistra si raggiunge il camminamento di ronda. Appena oltrepassata la porta in direzione del camminamento, è visibile sulla sinistra una delle cisterne che raccoglieva l’acqua, indispensabile per garantire l’autonomia della fortezza in caso di assedio. Di particolare interesse sono i camminamenti di ronda, i posti di osservazione e le numerose feritoie che tenevano sotto tiro ogni possibile bersaglio sui dirupati fianchi rocciosi. Un secondo tratto di camminamento porta ai resti del suggestivo posto di guardia, collocato sul torrione roccioso più alto, a completo dominio dell’ambiente circostante.